Il futuro della NFL in Europa: intervista a Travis Brody

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futuro della NFL Europa

L’intervista di Bret Margieson con Travis Brody, fondatore di The Growth of a Game, sul futuro della NFL in Europa.

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Di: Bret Margieson
Traduzione a cura di: Enrico Brazzi
A cura di: Valentina Ferrara

 

Come parte della mia tesi sul futuro della NFL in Europa, ho contattato Travis Brody, fondatore di The Growth of a Game, per discutere l’argomento. L’intervista mi ha fornito ulteriori informazioni riguardanti le strategie a lungo termine per l’Europa, che includono brand extension, comunicazione con i clienti, marketing e pianificazione aziendale.

 Di seguito l’intervista completa:

 La popolarità del football e delle international series ha ormai reso la NFL un brand globale. Pensi che nel futuro del brand ci sia spazio per un’espansione a livello mondiale attraverso la creazione di leghe o franchigie internazionali? Se sì, potrà avere successo?

Ad oggi, la NFL non ha mostrato alcuna intenzione di aggiungere ulteriori franchigie. La struttura attuale è matematicamente equilibrata: 32 squadre, divise in 2 conference da 16, ulteriormente divise in 8 division da 4, che giocano un campionato di 16 partite. Inoltre, la lega crede che mantenere invariato il numero di squadre garantisca un livello di gioco alto, che invece calerebbe nel caso in cui venissero aggiunte nuove squadre.

Per di più, la NFL non ha mostrato alcun interesse nel supportare altre leghe internazionali, in parte perché in questo modo aiuterebbe dei potenziali concorrenti, in parte perché le altre leghe hanno un livello eterogeneo di stabilità e professionalità, e infine perché lo sviluppo del football non fa parte del modus operandi della lega. L’obiettivo della NFL è espandere il proprio brand su scala mondiale, cosa che riesce a fare giocando partite fuori dagli Stati Uniti e tramite la televisione e i media.

In Europa sono presenti tanti brand sportivi, per esempio squadre e campionati di calcio o squadre di rugby e cricket. Pensi che la NFL abbia la possibilità di entrare nel mercato europeo?

Assolutamente sì. La presenza della NFL in Europa, e in generale quella del football, è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi 20 anni. Il settore sportivo sta continuando a crescere, e il football in particolare offre un’alternativa agli sport tradizionali europei. Sulla carta, la NFL ha il monopolio su molti dei migliori atleti del mondo, senza contare l’ineguagliabile capacità di offrire un prodotto spettacolare ai propri tifosi, due cose che piacciono agli europei.

Come brand, che strategie e metodi di ingresso sul mercato deve utilizzare la NFL per espandersi in Europa?

Prima di tutto, aumentare la propria presenza in televisione. La presenza della NFL in Europa è direttamente proporzionale alla sua presenza in TV, come dimostrato nel Regno Unito e in Italia negli anni 80, periodo in cui il football crebbe esponenzialmente in entrambi i paesi. Negli anni 90, quando le televisioni smisero di trasmettere il football, entrambi i movimenti ne soffrirono. Ora, grazie alla televisione e allo streaming, il football sta ricominciando a crescere rapidamente.

Con la creazione della NGL in Australia, che di fatto pone un’ulteriore lega professionistica in concorrenza con la NFL e la CFL, credi che nasceranno altre leghe professionistiche internazionali? È una cosa che la NFL dovrebbe prendere in considerazione per la sua espansione?

Credo che nei prossimi 5-10 anni nasceranno altre leghe professionistiche. Tuttavia, devo ancora vedere una lega professionistica mettere in difficoltà la NFL o la CFL. La NFL prende in considerazione più fattori di quanti se ne possano immaginare quando entra in un nuovo mercato. Oltre a difficoltà ovvie come i trasporti e le tassazioni estere, la NFL impiega un considerevole lasso di tempo su piccoli problemi come il tipo di cibo disponibile per i giocatori o la differenza di voltaggio delle prese elettriche. La NFL non lascia nulla al caso.

Cosa significherebbe una squadra a Londra (o in un’altra città europea) per la NFL, in termini di brand e di location? Che altri problemi potrebbero sorgere?

Darebbe alla NFL una base permanente in Europa, dando il messaggio che la NFL è qui per restare e che la lega vuole investire a lungo termine sul mercato europeo.

I problemi sono molteplici, ma nessuno è insormontabile. Un elenco dei problemi potrebbe includere: orari e distanze, mancanza di competitività immediata della squadra che si trasferisce in Europa, riuscire a riempire lo stadio 8 volte all’anno, convincere i migliori giocatori a vivere all’estero, le tasse, gli stipendi, il salary cap, il ricordo di esperienze passate (in questo caso la NFL Europe), eccetera.

Che tecniche marketing deve prendere in considerazione la NFL per espandersi in Europa?

La cosa principale è essere presenti in Europa in maniera costante. Il football continuerà a crescere finché la NFL sarà presente sul territorio in maniera stabile. Inoltre, la lega deve essere trasparente per quanto riguarda le commozioni cerebrali e le procedure che sta mettendo in pratica per rendere il football uno sport più sicuro.

Dove dovrebbe puntare a espandersi la NFL?

Sicuramente Londra. È facilmente accessibile ed è una delle capitali culturali ed economiche dell’Europa. Esiste già un’ampia base di tifosi ed è una destinazione interessante per i tifosi europei che volessero vedere dal vivo la loro squadra preferita.

Subito dopo c’è la Germania. Tante città sarebbero adatte: Francoforte, Berlino, Amburgo, Düsseldorf, Monaco, Colonia, eccetera. La centralità della Germania la rende accessibile a tutti i tifosi europei e la base di tifosi tedeschi è abbastanza forte da sostenere una squadra NFL indipendentemente dalla città in cui si stabilirebbe. Ma è una prospettiva che la NFL non prenderà in considerazione almeno per i prossimi 15 anni.

Una lega di espansione o di sviluppo è fattibile in Europa? Che problemi porterebbe al brand e che cosa dovrebbe fare il brand per portare a termine l’operazione con successo?

La NFL non ha alcun interesse a creare una lega di espansione o di sviluppo, ci ha già provato in precedenza con risultati contrastanti. L’obiettivo principale è espandere la presenza della NFL, piuttosto che gestire una lega di sviluppo che richiede sforzi aggiuntivi. I nuovi media hanno dato alla NFL la possibilità di espandersi senza aver bisogno di una lega di sviluppo fuori dagli Stati Uniti.

Il mercato inglese e quello europeo si possono rispecchiare con il brand NFL e i suoi valori?

Ogni paese ha le sue peculiarità culturali, quindi è difficile dare un giudizio complessivo sulla cultura europea. Tuttavia, la NFL è orgogliosa di fornire un’esperienza americana autentica, qualcosa che in Europa non solo è richiesta, ma di cui c’è scarsità. La NFL è sempre stata attenta alle norme culturali degli altri paesi e lo è tuttora, ciononostante vuole anche enfatizzare quegli aspetti che rendono il football uno sport tipicamente americano, in particolare la spettacolarità delle partite stesse.

Che cambiamenti, a livello di trend e di altri fattori, devono accadere all’interno del mercato europeo per far sì che la NFL si espanda efficacemente?

I due obiettivi fondamentali sono portare una franchigia NFL in Europa e continuare a garantire la trasmissione delle partite in TV e in streaming. Lo sport è già affascinante di per sé, la chiave sta nel renderlo disponibile a un pubblico più ampio.

A livello di brand, la NFL ha bisogno di una presenza più massiccia prima di intraprendere una seria espansione nel mercato inglese ed europeo?

La NFL crede di sì. Vedono il mercato inglese come la loro prossima grande iniziativa imprenditoriale, di conseguenza stanno eseguendo vari studi per valutare l’interesse dei tifosi per la NFL. Credo che siano già pronti per trasferire una franchigia a Londra, ma la lega vuole più tempo per ingrandire il mercato inglese e convincere i proprietari delle squadre che sia una cosa fattibile prima di fare il grande salto. È un business plan solido, e quando arriverà il momento di trasferire una squadra a Londra il successo dell’operazione sarà solo una cosa in più a cui pensare.

Giocare per una franchigia situata in Europa o in una lega di sviluppo europea è una proposta allettante per un giocatore?

Se usiamo Londra come esempio, credo che possa essere una località attraente per tanti giocatori. Qualsiasi atleta che voglia crescere a livello personale e conoscere una nuova cultura vedrà il lato positivo della cosa. Londra offre un’opportunità unica a livello culturale, qualcosa che le altre città NFL non possono fare.

La maggior parte dei giocatori è già felice di essere nella NFL. È difficilissimo entrare e restarci, quindi sono pochi i giocatori che possono permettersi il lusso di scegliere dove giocare. Alla fine ci saranno giocatori che non vorranno allontanarsi da casa e altri che troveranno Londra interessante per il valore aggiunto che può dare alla loro esperienza nella NFL.

In che modo il mercato sportivo si differenzia dal mercato commerciale? In che modo condiziona la NFL?

Gli sport sono la vera reality TV. Inoltre, garantiscono l’esistenza di eroi e modelli da seguire, qualcosa che gli altri settori commerciali non possono offrire. La lealtà di cui godono le squadre sportive è nettamente superiore a quella di cui godono altri brand. La NFL ha a sua disposizione atleti e personalità uniche, e sfrutta le emozioni che si vivono a ogni partita a suo vantaggio.

Una maggior presenza di giocatori europei in NFL può aiutare ad aumentare la popolarità del brand in Europa?

Sicuramente non guasta. Stiamo parlando di atleti di livello mondiale che ci si diverte a guardare giocare. Questo funziona in qualsiasi cultura.

La brand reputation è importante per il successo e l’espansione degli affari?

Assolutamente sì, e per questo motivo la lega lavora incessantemente per mantenere una buona reputazione tra i propri tifosi. Negli anni la reputazione non è stata perfetta e ancora oggi ci sono aspetti non ben definiti, ma nonostante le difficoltà credo che la lega abbia fatto un ottimo lavoro per mantenere una reputazione solida. Detto questo, entrando in un nuovo mercato non si porterà in dote il passato che ha vissuto negli Stati Uniti. La NFL verrà percepita come una lega di successo che ha intenzione di investire sul mercato europeo. I tifosi europei si faranno una propria opinione basata sulle proprie esperienze.

A livello mondiale, in che modo il brand è stato colpito dal problema delle commozioni cerebrali e dal comportamento negativo di alcuni giocatori fuori dal campo?

Indubbiamente la reputazione della lega ne è uscita macchiata. Penso tuttavia che la maggior parte dei tifosi siano persone ragionevoli e che sapessero già che il football aumenta la probabilità di subire commozioni cerebrali. È un rischio presente in qualsiasi sport, e alcuni presentano un rischio più alto rispetto al football. È un sacrificio che facciamo per partecipare a uno sport di squadra, ma è un sacrificio calcolato. I valori che il football fornisce ai propri atleti sono eccezionali.

Per quanto riguarda i comportamenti negativi, non sono un monopolio dei giocatori NFL. Anche la NBA, la Premier League, la NHL e altre leghe professionistiche hanno dovuto affrontare casi di alto profilo in cui i propri giocatori si sono macchiati di crimini o hanno commesso scelte sbagliate. Alla fine dei conti, i giocatori sono persone e anche loro possono commettere degli errori. Dare loro stipendi alti e dire loro che sono importanti non impedisce che prendano delle decisioni sbagliate. Alla fine, il vero carattere delle persone viene sempre fuori.

 

Bret Margieson viene dall’Oxfordshire, nel Regno Unito. Ha iniziato a seguire il football da bambino, quando diventò un tifoso dei Minnesota Vikings. Bret si è laureato con il massimo dei voti in Gestione Aziendale e Sportiva alla Buckinghamshire New University, presentando una tesi sulla crescita della NFL e del football nel Regno Unito. Il suo profilo Twitter è @margieson13.