Il football nei Balcani: la Croazia

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I Zagreb Patriots entrano in campo.

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Di: STAFF
Traduzione a cura di: Enrico Brazzi
A cura di: Céline Martin

 

Affermare che l’Europa debba molte delle sue tradizioni storiche e culturali alla regione dei Balcani equivarrebbe a sminuire la realtà dei fatti.

Nel terzo secolo d.C., molto tempo prima dell’avvento dell’Illuminismo, del Rinascimento o della Riforma protestante, l’Impero romano era sulla soglia del collasso. Nel caos di questa epoca tumultuosa, la terra non tremò di certo quando un giovane di nome Diocle nacque nella povera e remota provincia romana della Dalmazia, una regione che corrisponde all’incirca alla Croazia odierna. Tuttavia quel ragazzo, che morì con il nome di Imperatore Diocleziano 60 anni dopo, avrebbe cambiato radicalmente il corso della storia europea.

Diocle si arruolò nell’esercito romano e si dimostrò subito capace di essere un comandante competente. Quando morì l’Imperatore Marco Aurelio Caro, i generali proclamarono imperatore lo stesso Diocle, facendolo diventare il secondo imperatore di stirpe non romana nella storia. Diocleziano non tradì la fiducia di chi lo credeva capace di salvare l’Impero. Ci riuscì stringendo una pace con l’Impero persiano, il nemico più potente di Roma, e dividendo l’Impero in Impero romano d’Occidente e Impero romano d’Oriente. In questo modo Diocleziano salvò l’Impero romano dal collasso, permettendogli di sopravvivere per centinaia di anni.

A coronamento di questa incredibile carriera, Diocleziano diventò il primo e ultimo Imperatore romano ad abdicare in favore di un successore da lui scelto. Dopo l’abdicazione, Diocleziano passò il resto della propria vita sulla costa della Dalmazia, a Spalato, in un palazzo che si può visitare ancora oggi. Gli Split Sea Wolves, una delle sette squadre di football della Croazia, si allenano a pochi passi dalle rovine del palazzo.

I croati coinvolti nello sviluppo del football americano hanno espresso una certa eternità nei loro racconti, come se il football calzasse a pennello nella loro storia. “Gli inizi sono sempre difficili, specialmente in Croazia”, è la massima che Marko Miletić, presidente dei Dubrovnik Sharks, usa per spiegare i problemi che la crescita del football incontra in Croazia.

Come prevedibile, molte delle difficoltà incontrate nel resto dei Balcani esistono anche in Croazia. Le squadre faticano ad acquistare attrezzature per i giocatori e per gli allenamenti, a trovare campi decenti, a ricevere aiuti dal governo e quando devono giocare fuori dalla Croazia, che non fa ancora parte dell’area Schengen.

Una partita tra Zagreb Thunder e Osijek Cannons (per gentile concessione di Tibor God).

Come in Bosnia e in Slovenia, le sovvenzioni statali dipendono da come il football viene classificato dal governo. Marko Brkljačić, presidente dei Zagreb Thunder, spiega che “uno sport deve essere membro del Comitato Olimpico croato” per avere accesso alle sovvenzioni statali. La buona notizia è che il football, nonostante non sia sport olimpico, è entrato a far parte del Comitato nel 2014.

Ci sono voluti cinque anni per arrivare a questa svolta fondamentale. L’impegno della Croatian American Football Association ha portato a un maggiore coinvolgimento del governo nello sviluppo del football. Ovviamente non stiamo parlando di cifre astronomiche ma, in un momento in cui ogni passo viene mosso faticosamente, ogni centesimo fa comodo.

È notevole quanta strada abbia fatto il football in Croazia, considerando le difficoltà incontrate e da quanto poco tempo sia arrivato in questo paese. I Zagreb Thunder sono stati i primi a nascere, nel 2006. Per due anni, i Thunder hanno giocato soltanto amichevoli, data la mancanza di altre squadre contro cui giocare. Solo nel 2010 si è arrivati ad avere abbastanza squadre per poter formare una lega e giocare un campionato.

La squadra di flag football dei Dubrovnik Sharks.

Ad oggi, in Croazia esistono 4 squadre di tackle football e 3 di flag football. I Bjelovar Greenhorns, gli Osijek Cannons, gli Split Sea Wolves e i Zagreb Patriots sono le squadre di tackle che giocano nella Croatian Football League. I Patriots giocano anche nella Central Division della CEFL. I Dubrovnik Sharks, i Zagreb Thunder e i Zaprešić Saints giocano invece a flag football, ma hanno tutti in programma di passare al tackle non appena le circostanze lo permetteranno.

Oltre a facilitare la creazione e lo sviluppo di nuove squadre, la federazione croata ha iniziato a promuovere lo sviluppo dei giocatori. Inoltre, guardando fuori dai propri confini e portando in Croazia allenatori e giocatori stranieri, la federazione sta iniziando a far parte dell’ampia rete di sostenitori del football, che permette di creare opportunità e di guadagnare credibilità.

Quando gli è stato chiesto quale fosse stata la reazione della popolazione croata al football, Miletić ha dato una risposta molto equilibrata. “All’inizio erano un po’ scettici, pensavano che non sarebbe durato a lungo. Tuttavia, dopo che hanno avuto modo di conoscere noi e la squadra, hanno iniziato a riconoscere l’impegno che ci mettiamo e il tempo libero che dedichiamo al football. Hanno iniziato a capire che il football è qui per restare.”

“Tutte le volte che qualcuno entra in squadra, resta colpito dall’esperienza”, continua Miletić. “I genitori restano a bocca aperta quando scoprono che lavoriamo così sodo anche se non veniamo pagati. Sono contenti che i loro figli frequentino un ambiente del genere, dal quale possono imparare molto. Lo facciamo per amore dello sport, e questo avvicina le persone. Questo a sua volta ci porta al successo.”

Grazie ai dirigenti della federazione e all’ottimismo dei presidenti delle squadre, il futuro del football in Croazia è luminoso.

Vogliamo ringraziare le persone che, investendo tempo, impegno ed energie, ci hanno aiutato a pubblicare questo articolo:

Marko Brkljačić – Presidente dei Zagreb Thunder
Dino Dozan – Presidente dei Bjelovar Greenhorns
Marko Miletić – Presidente dei Dubrovnik Sharks

 

Questo è il terzo di una serie di articoli riguardanti lo stato del football nei Balcani. Per leggere il primo articolo della serie, clicca qui. Per leggere il secondo articolo, clicca qui.